XXXIV Rapporto ICE e Annuario 2020 ISTAT-ICE: frena l’Export nel 2020 con una piena ripresa nel 2022

Presentato oggi a Roma, in diretta streaming, il XXXIV Rapporto ICE e Annuario 2020 ISTAT-ICE, durante il quale si è parlato del futuro dell’Export italiano.

L’Export ha un valore di oltre il 30% del nostro prodotto interno lordo, ha affermato Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, che in apertura dei lavori ha ribadito il ruolo fondamentale dell’impresa privata come il vero motore per la ripartenza del sistema economico. E’ necessario agevolare il privato e dotarlo di tutti gli strumenti economici e digitali per poter competere e per creare opportunità di lavoro soprattutto in questa fase. Per una maggiora internazionalizzazione è fondamentale una forte digitalizzazione delle imprese italiane. Abbiamo stanziato 1 miliardo e 300 milioni di investimenti per valorizzare l’Export. Tante le novità – ha concluso il Ministro Di Maio -,  fra cui le Ambasciate all’Estero che diventeranno le case delle imprese italiane e la creazione di un sito web (www.export.gov.it) che fungerà da vademecum per tutte le aziende che vorranno internazionalizzarsi.”

Tuttavia dal report emerge che l’Export italiano registra una brusca frenata a causa dell’emergenza Covid-19, che fa perdere tre anni al percorso di crescita delle esportazioni italiane, in aumento dal 2010. Il ritorno ai livelli pre-pandemia è previsto solo nel 2022 e la ripresa degli scambi mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato degli emergenti Asia, in primis la Cina.

Secondo le previsioni del rapporto, “nel 2020 le esportazioni italiane subiranno una brusca frenata e chiuderanno l’anno in flessione del 12%, a prezzi costanti, per poi crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel 2022”. Dunque dopo dieci anni di espansione continua, la crisi da Coronavirus “fa perdere tre anni nel percorso di crescita dell’export italiana”, sottolinea il rapporto Ice.

Dal punto di vista delle categorie merceologiche, i cali minori sono attesi per i settori associati all’emergenza come la chimica farmaceutica (-9,6%), l’alimentare e bevande (-10,6%) , elettronica ed elettrotecnica (- 10% circa).

Tra le regioni italiane la crescita più sostenuta si è avuta per Toscana (+15,6%) e Lazio (+15,3%); subito dopo vengono Molise (+11,7%) Puglia (+9,1%) e Campania (+8,1%). Mentre Germania (12,2% sull’export totale italiano), Francia (10,5%) e Stati Uniti (9,6%) sono rimasti i primi tre mercati di sbocco. Macchinari (17.2%), moda (11,9%) e la filiera agro-alimentare (9,1%) i tre settori che contribuiscono maggiormente al nostro export. E Lombardia (27%), Emilia-Romagna (14.1%) e Veneto (13.7%) sono le tre regioni che esportano di più.

“Nel 2019 l’export italiano godeva di un ottimo stato di salute” ha spiegato Carlo Ferro, presidente dell’Agenzia Ice. “Aveva terminato l’anno con una crescita del 2,3% attestandosi a 476 miliardi e mantenuto la quota di mercato sul commercio mondiale stabile al 2,84%. Un risultato importante perché ottenuto in un periodo turbolento sui mercati mondiali, particolarmente per i Paesi europei, stretti nella disputa commerciale Usa-Cina, pressati dai dazi americani su molti beni esportati dall’Europa e confusi nell’incertezza su tempi e termini della Brexit”.

“Più che ragionare sui numeri è ora importante orientare l’azione combinando reazione e visione perché le sfide di oggi si giocano in un contesto globale diverso dal passato” ha poi sottolineato Ferro, ricordando che “digitale, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali”.

E’ seguita una tavola rotonda con Paola Marzario (Brandon Group), Angelo Minotti (Miprons) e Mario Schiano (Schiano Srl), dove i 3 imprenditori, scelti da ICE, si sono soffermati, portando le loro rispettive esperienze, sulle sfide per il rilancio, fra cui innovazione, e-commerce e potenziale delle regioni del Mezzogiorno. 

Le conclusioni a Manlio di Stefano, Sottosegretario Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, che ha ribadito come il Digitale rappresenti il “nuovo rinascimento italiano” e le aziende nazionali, supportate fortemente dalle Istituzioni, devono avere la grande responsabilità di innovarsi e reinvestire risorse in digitalizzazione per essere maggiormente competitive a livello globale.

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