La CIA- agricoltori contro il miele falso made in Cina

La Cina è il più grande produttore mondiale di miele, il più importante paese per l’apicoltura, il più grande esportatore e anche il più grande consumatore del mondo. Il paese produce oltre 650.000 tonnellate di miele l’anno, tre quarti del quale viene consumato localmente.

Negli ultimi giorni la CIA-agricoltori ha lanciato l’allarme contro una grande partita di miele cinese importato in Italia, ritenuto falso e miscelato con sciroppo di zucchero.

Un miele fatto senza api: creato il laboratorio con l’aggiunta di sciroppo di zucchero e con metodologie di produzione non conformi alle norme europee, dove l’uomo si sostituisce alle api nella realizzazione del processo di maturazione.

“Siamo preoccupati per la recente importazione in Italia di 80 mila tonnellate di falso miele cinese, prodotto in laboratorio e adulterato, che può costituire un pericolo per la salute dei cittadini e rappresenta una forma di concorrenza sleale verso i produttori di miele autentico – sottolinea Isabella Tovaglieri, eurodeputata in quota Lega –

(Isabella Tovaglieri – eurodeputata)

Tovaglieri insieme ad altri eurodeputati della Lega ha sostenuto un’interrogazione alla Commissione europea a tutela del comparto agricolo e dell’apicoltura. “Il miele prodotto in Cina è di pessima qualità – ha spiegato Tovaglieri – con quantità di sciroppo di zucchero superiore al consentito, realizzato in laboratorio a costi irrisori, con manodopera sottopagata, per lo più bambini. Per questo viene venduto al prezzo di 1 euro al barattolo, 3-4 euro in meno del miele prodotto dagli apicoltori italiani con procedimenti naturali. La sua commercializzazione sul nostro territorio costituisce un danno enorme per i produttori locali, già in difficoltà per la crisi, che rischiano ora di vedere ridotte le proprie fette di mercato sia in Italia che sul fronte delle esportazioni”. A maggior ragione dopo il lockdown, con tutte le difficoltà che ha creato.

Di qui l’appello alla Commissione europea per salvaguardare il mercato e la produzione di miele italiano ed europei da tale forma di concorrenza sleale, introducendo maggiori controlli alle frontiere per difendere i consumatori.

“Nel periodo di pandemia il consumo di miele è aumentato del 45% , motivo in più -conclude  Tovaglieri -, per introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime con cui vengono realizzati i prodotti che giungono sulle tavole italiane ed europee, come la Lega chiede da tempo a gran voce in tutte le sedi comunitarie”.